Due anni fa se ne andava il D10s del calcio…
Due anni fa è morto Maradona. O forse sarebbe il caso di dire che è morto uno che diceva di chiamarsi Maradona. Ormai da tempo portava in giro il fantasma di se stesso. Diego ha avuto una sfortuna: pur essendo morto giovane, era sopravvissuto al suo mito. Ma era un mito talmente grande che non è stato scalfito da nulla.
Sant’Agostino, il massimo filosofo della Cristianità, arrivò a dimostrare l’esistenza di Dio partendo dal concetto di perfezione. Dio è un Essere perfetto. Nella sua perfezione è insita la sua esistenza. Perché se non esistesse non sarebbe perfetto. La prendiamo alla larga per avviare un discorso su Maradona, non a caso definito, in maniera un po’ blasfema, il Dio del calcio. La storia di Maradona è così inverosimile che deve essere necessariamente vera. Esattamente come nessuno avrebbe mai potuto immaginare l’esistenza di un Essere perfetto come Dio se Dio non fosse esistito, così sarebbe impossibile “inventarsi” uno come Diego.
Diego per molti è il Dio del calcio. Più che al Dio dei cristiani Diego somiglia ad un Dio Greco. Di quelli che scendevano sulla terra per miracol mostrare, salvo poi combinarne di tutti i colori. Di quelli che parteggiano per questa o quella città stato, facendo di tutto di più. A rileggere la mitologia greca a volte si ha l’impressione di leggere una primitiva sceneggiatura di Beautiful. Un incrocio incredibile di amori e tradimenti, di passioni di tutti i tipi. Ecco, Diego sembra un novello Ares, il Dio delle Guerra. Il calcio che poi a vederlo bene altro non è che la riproposizione incruenta di quelle che erano le guerre di una volta. Due eserciti di mercenari che su un prato verde si giocano il tutto per tutto. Diego le sue guerre le combatteva anche fuori dal campo di calcio. Sempre stando rigorosamente dalla parte del più debole. E questo non ha certo aiutato la sua carriera.
Ares, il dio della guerra, ma non solo. Diego potrebbe essere paragonato a tanti Dei greci. Ares era descritto come aggressivo e feroce, il Dio che impersona la natura brutale della guerra. Diego impersonava in campo la voglia feroce di vincere. In tutti i modi. Non ha mai disdegnato la furbata, il gol con la mano. Ma ha sempre giustificato anche gli avversari che cercavano di fermarlo con le maniere dure.
Se qualcuno lo avesse dimenticato i Dei greci non erano neanche un modello di castità. Afrodite, Dea dell’amore e della bellezza, nell’Iliade di Omero è presentata come la figlia di Zeus e Dione, mentre nella Teogonia di Esiodo si narra che è nata dalla schiuma del mare. Secondo Omero, Afrodite ha sposato Efesto; ha avuto come amante Ares, dio della guerra; ha rivaleggiato con Persefone, regina del mondo sotterraneo, per l’amore di Adone ed ha avuto un figlio, Enea, dal principe di Troia, Anchise. Diego, diciamo così, se ne è visto bene. Se Afrodite è stata la Dea dell’amore, Diego ci è andato vicino.
Diego è un po’ anche Ermes, il messaggero degli Dei. Ermes un nemico pericoloso, un truffatore e un ladro. Il giorno della sua nascita ha rubato il bestiame del fratello Apollo, facendo camminare all’indietro la mandria sulle proprie orme per cancellarne le tracce. Ha poi negato il furto e alla fine si è riconciliato col fratello donandogli la lira che aveva creato. Ermes è rappresentato come un uomo barbuto e maturo nell’arte più antica; come un giovane atletico, nudo ed imberbe nel periodo classico. Diego non ha mai rubato nulla, ma di furbate ne ha fatte tante. Però anche in campo a suo modo era leale. Non ha mai reagito, spesso ha difeso i suoi avversari che lo massacravano. E non ha mai simulato.
Vogliamo continuare? Poseidone, Dio del mare ed in origine anche dei terremoti, è figlio del titano Crono e di Rea, fratello di Zeus e Ade. È lo sposo di Anfitrite, una delle nereidi, dalla quale ha avuto un figlio, Tritone. Ha avuto molte altre storie d’amore, soprattutto con ninfe di sorgenti, con le quali ha generato numerosi figli famosi.
Ancora: Dionisio, figlio di Zeus e della mortale Semele, è dio del vino e della vita naturale. Ha insegnato agli uomini la viticoltura e la vinificazione. È conosciuto anche come Bacco e gode di un culto particolare: le sue seguaci erano chiamate menadi o baccanti e vagavano nei boschi celebrando il dio nell’ebbrezza dionisiaca.
Ecco, Diego non è il Dio cristiano, è più un Dio greco, anzi un cocktail di Dei greci. Un Dio complesso e complicato, insofferente, monello, sceso sulla terra non per redimere nessuno, ma per fare altro. Un misto di tutti gli Dei che di tanto in tanto scendevano dall’Olimpo per mischiarsi agli uomini. Lui ha fatto questo. E’ sceso dall’Olimpo con un pallone. E tra una lezione e l’altra si è divertito a farne di tutti i colori.
Diego non è stato umano non solo sul campo di calcio. E’ stato tutto ed il contrario di tutto in un solo essere. Maradona è un “ossimoro” vivente. In lui c’è tutto. Tutto elevato all’ennesima potenza. Tutto il bene e tutto il male in una sola persona. Altro che genio e sregolatezza, estasi e tormento. Lui era inferno e paradiso al tempo stesso. Lui è quello che ha segnato barando il gol di mano più famoso della storia, ai mondiali del 1986, contro l’Inghilterra. E dopo un paio di minuti, ha segnato nella stessa porta, il gol più bello della storia del calcio.