La Zeppola di San Giuseppe

Si scrive 19 Marzo, ma per alcuni si legge “Zeppola di San Giuseppe”.

Infatti, in questa giornata dedicata a San Giuseppe – e con lui a tutti i papà – il famosissimo dolce è sicuramente il coprotagonista.

Immancabile sulle nostre tavole, c’è chi osa con gusti nuovi e chi resta fedele alla tradizione.

Ma dove e come nasce la Zeppola di San Giuseppe?

Basta fare un giro in rete per leggere i tanti diversi pareri, nessuno dei quali – però – attribuisce la nascita nel territorio di San Giuseppe Vesuviano.

Secondo alcuni, la prima ricetta è stata scritta nel 1837 in lingua napoletana nel Trattato di Cucina Teorico-Pratico, dal gastronomo Ippolito Cavalcanti, Duca di Buonvicino. Per altri, invece, le zeppole rientrerebbero addirittura tra i privilegi del Viceré di Napoli Juan Il de Ribagorza.

Una prima leggenda narra che San Giuseppe, per sostenere la sua Famiglia durante la fuga in Egitto, si sia improvvisato anche venditore ambulante di frittelle.

Un’altra leggenda, invece, ci riporta alle Celebrazioni della Liberalia, feste durante cui i romani omaggiavano

Bacco e Sileno, bevendo vino e gustando frittelle di frumento cotte nello strutto.

Sempre in territorio romano, nel 1950 è stata scritta una simpatica preghiera in romanesco: «San Giuseppe frittellaro tanto bbono e tanto caro tu che sei così potente da aiutà la pora gente».

Senza la certezza della reale provenienza, non possiamo soddisfare la nostra curiosità. Ciò che conta, lasciatemi dire, è poter soddisfare il nostro palato.

Patria ufficiale o meno, a San Giuseppe Vesuviano le zeppole non mancano, e tutti i cittadini vesuviani si augurano di poter rivivere la magia della “Sagra della Zeppola” in Piazza che oramai dal 2020, inizio della pandemia, non si riesce più a organizzare

La “Sagra della zeppola” a San Giuseppe Vesuviano è tradizione, un momento di condivisione e anche di simpatica competizione tra le diverse pasticcerie della Zona  . E’ una netta separazione tra chi gradisce la ciliegia – meglio l’amarena – e chi la toglie, chi “io fritta non la mangio” e chi “ma fritta è la morte sua”.

E’ un segno di affetto e quando la mangi in un luogo diverso dalla rinomata cittadina Vesuviana, non ha lo stesso sapore e quindi ti consigliamo di degustare la Zeppola nei suoi tanti modi da

fritta, al forno, farcita,  recandoti a San Giuseppe Vesuviano.

Luisana Perillo

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