Il calcio è dei tifosi: giusto fischiare Donnarumma se si sono sentiti traditi
Pensiero, more solito, politicamente scorretto: sto coi tifosi del Milan che hanno fischiato Donnarumma. Il calcio è dei tifosi. I calciatori sono professionisti, liberi di fare le loro scelte. Poi devono accettare le reazioni dei tifosi delusi.
Qui si continua a far finta che il calcio sia altro. C’è gente, a cominciare dal presidente del Napoli, che parla di una partita di calcio come di uno spettacolo. Errore clamoroso. La partita di calcio non è uno spettacolo, ma una guerra. Una guerra incruenta, ma pur sempre una guerra. In campo ci sono due eserciti, guidati da due generali. Se ci pensate bene una partita di calcio è la riproposizione di quelle che erano le battaglie di una volta, diciamo prima di Napoleone Bonaparte. Due eserciti, spesso di mercenari, su un prato, che si danno battaglia senza esclusione di colpi.
Nel calcio ci sono anche i tifosi, che non esistevano sui campi di battaglia. Il tifoso che va allo stadio non è uno spettatore, nel senso che non va ad assistere ad uno spettacolo. Un tifoso va al campo per vedere vincere la propria squadra. Va al campo per aiutare la propria squadra a vincere. Incitandola, cercando di intimorire in qualche modo gli avversari. Cercando di influenzare l’arbitro per aiutare la propria squadra.
Questo durante la partita. Finita la partita la stragrande maggioranza, in caso di sconfitta, abbassa la testa e torna a casa, semmai sacramentando contro allenatore, giocatori, arbitro, colpevoli del risultato. Alcuni, pochi, applaudono i vincitori. Pochissimi, e sono delinquenti, fanno altro, violenze eccetera. Durante la partita però il tifoso sente essere proprio dovere aiutare la squadra a vincere.
L’identificarsi con una squadra da parte dei tifosi è la fortuna del calcio. Che di certo non è lo sport più spettacolare al mondo. L’atletica leggera mostra persone capaci di imprese fuori dal comune. Il basket, almeno ai massimi livelli, è fatto da atleti super, per tacere del Football americano. Il calcio non è spettacolare. Si vince spesso impedendo agli avversari di giocare, perdendo tempo. Nel calcio in una squadra sono fondamentali mediani che hanno il solo scopo di disturbare l’azione altrui. Il calcio non è uno spettacolo.
La fortuna del calcio nasce dal fatto che i tifosi si sentono protagonisti, e lo sono, altrimenti il fattore campo non avrebbe significato. E nasce dall’identificazione. La stragrande maggioranza degli appassionati tifano per la squadra della propria città, si tratta di identità territoriale. Altri tifano per la squadra vincente, perché a loro piace stare sul carro dei vincitori, a prescindere. In ogni caso c’è identificazione.
Donnarumma, e veniamo al fatto specifico, ha fatto in estate, legittimamente, una scelta professionale. E’ andato a giocare in una squadra in cui guadagna di più. E se lo ha guidato Raiola, che in questo modo ha guadagnato tantissimo anche lui, non c’è nulla da ridire. Tranne forse il fatto che le società dovrebbero smettere di essere prigionieri di certi procuratori, ma questo è un altro discorso. Acclarato che Donnarumma, esattamente come fece Higuain passando dal Napoli alla Juve, ha fatto legittimamente, una scelta professionale, ci sta che prenda fischi dai suoi vecchi tifosi. Che fino a quando si limitano a fischiare non fanno del male a nessuno. E chi se ne frega se Donnarumma ieri vestiva la maglia della nazionale.
Il portiere del PSG ha fatto benissimo a cambiare squadra. Ma poi deve accettare i fischi dei tifosi. Fa parte del gioco. Ed è la sua fortuna. Perché fino a quando ci saranno dei fessi che per senso di appartenenza si incazzano, urlano, fischiano, eccetera, lui potrò continuare a guadagnare un milione di euro al mese a Parigi. Se i tifosi diventassero spettatori sarebbe la fine di tutto.
Fino a quando non sono mazzate, lo dico sempre, a me va bene tutto. Lo dico nel mio piccolo, di scrivano sportivo, ma vale anche per i grandi protagonisti. Il calcio ti fa ricco grazie ai tifosi. Non ha senso prendersela con loro. Mai.