Il centrosinistra incassa i voti di Calenda e Renzi

Matteo Renzi muove la prima pedina sullo scacchiere dei ballottaggi e si schiera nella Capitale per Roberto Gualtieri. Poco dopo anche Carlo Calenda annuncia – senza dare “indicazioni di voto urbi et orbi” – che personalmente, voterà il dem. L’aspirante sindaco del centrosinistra punta a raccogliere attorno a sé i sostenitori dei due sconfitti al primo turno, il leader di Azione e Virginia Raggi. Ma la convergenza dei due bacini elettorali, considerata “naturale” dal PD, trova ostacoli nelle frizioni al vertice dei partiti di riferimento: da un lato il leader di Azione che sprona i democratici ad allontanarsi dal Movimento e chiede (e ottiene) rassicurazioni sull’assenza dei 5 stelle nella futura giunta romana di centrosinistra; dall’altro il capo M5s Giuseppe Conte che, pur escludendo apparentamenti ai ballottaggi, gli ha dà dell’arrogante. Ma il segretario del Pd Enrico Letta non ha dubbi: per vincere bisogna esportare “il modello Siena” nei Comuni, allargando tanto a Iv e Calenda quanto a Conte. L’ex ministro dello Sviluppo Economico dei governi Renzi e Gentiloni, considerato da molti l’ago della bilancia per l’esito della sfida romana, si sbilancia: “Il problema” di Michetti “non è che sia neofascista” bensì “che é totalmente incapace. Voterò Gualtieri perché mi corrisponde di più”, nonostante “i tanti dubbi che ho sulla sua classe dirigente e il suo programma”. La condizione, però, resta la stessa: mai i cinque stelle in giunta. Un atteggiamento “quanto meno arrogante”, a detta di Conte, il quale ribadisce il no agli apparentamenti ma rimarca al contempo la linea del Movimento: “All’orizzonte non c’è nessuna possibilità di collaborare con un’eventuale giunta di centrodestra”. Letta nei prossimi giorni contatterà entrambi ed anche Matteo Renzi, insomma “tutti coloro che rappresentano partiti e movimenti con cui si può dialogare nelle città che vanno al ballottaggio. Non proporremo apparentamenti o accordi di governo basati su posti o assessorati – dice anche lui -, faremo una proposta ai cittadini”. Nel frattempo, a Roma, Gualtieri gioca su due tavoli: da un lato conferma – come chiesto da Calenda – che nella sua giunta non ci saranno 5 stelle, dall’altro annuncia che “presto” sentirà Conte e che la legalità, cavallo di battaglia dei pentastellati, sarà il suo “assillo”. II candidato dem parla con “rispetto” anche di Raggi: “Riconosco l’impegno e la determinazione della sindaca”. In un contesto, come quello romano, in cui l’asse giallorosso deve ancora dimostrare la sua tenuta (innumerevoli gli scontri tra M5s e Pd sul territorio dall’indagine sul ‘Mondo di Mezzo’ in poi) proprio il bacino elettorale del capo di Azione potrebbe fare la differenza. E lo sa bene anche il centrodestra, con Michetti che si fa avanti: “Io e Calenda abbiamo entrambi un programma del fare” e noi “rappresentiamo la novità”. Nessun commento diretto sulle esternazioni dell’ex ministro: “Io non ho partorito un solo insulto o provocazione – si limita a sottolineare l’avvocato ‘tribuno’ -. Se il clima deve essere di quelli che si ammazzano durante la campagna elettorale e poi vanno a braccetto non è credibile, perché questo significa che sono disposti a tradire il cittadino”. Michetti nei prossimi giorni andrà a prendere un caffè con la sindaca Virginia Raggi, che ha accettato il suo invito, ma al contempo è in contatto anche con l’altro sfidante. Se i pretendenti al Campidoglio cercano di tenere bassi i toni, la tensione sale a livello nazionale: “Se a Roma dovesse vincere Michetti ci sarebbe un palco su cui la Meloni sarebbe la principale a festeggiare con tutto il mondo, magari anche Fidanza…”, punge Letta tirando in ballo l’inchiesta di Fanpage. “L’adrenalina lo trasforma in un giustizialista” su “una vicenda i cui contorni giudiziari e giornalistici sono tutti ancora da accertare”, ribatte da FdI Fabio Rampelli.

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