Coda di Toro alla vaccinara. E’ un Napoli gourmet

Allo stadio Grande Torino è andata in scena la classica corrida, il cui finale è sempre scontato. Non cambia mai. E non la prendano a male i rispettabilissimi animalisti. Il Toro è stato infilzato e cotto al punto giusto (4 a 0) dal solito irresistibile Napoli, a cui è bastato affilare le proprie micidiali qualità offensive per domare un rivale che ha avuto attimi di grande coraggio nel primo tempo, ma è andato al tappeto come da tradizione stagionale. Questo Napoli è tanto forte che lascia ad ogni avversario minimi margini di opposizione. Eppure il Torino di Juric non aveva lo sguardo spento dello sparring partner. Grazie alle cure del rude croato sono oggigiorno squadra di cuore e qualità. Ma questo Napoli ha assunto ormai dimensioni da leader internazionale. Non solo per l’accesso storico ai quarti di Champions, anche i numeri lo spingono sul tetto d’Europa. Con la quaterna di Torino, il gruppo Spalletti è la squadra nel vecchio continente con la miglior differenza reti, fra realizzati e subìti.

Non solo il Milan, e magari Inter e Benfica staranno all’erta ma pure le quattro favoritissime rotolate per un beffardo scherzo della pallina magica di Nyon. La fatidica neutralità svizzera ha in questo caso dato un calcio nel fondo schiena del Napoli spingendolo davvero verso Istanbul, data 10 giugno.

Stanchezza di coppa? Macché Spalletti non ha effettuato cambi. E ha letto bene testa e gambe dei suoi secchioni discepoli in quanto nessuno di essi ha accusato fatica fisica o mentale. La pratica Torino è stata archiviata con piglio autoritario, in breve tempo.

Per gli azzurri la gara si è infatti messa subito sul velluto. Ancora una volta Osimhen s’è travestito da trampoliere e messo a segno il suo sesto gol stagionale di testa. Zucca dura, che sale in alto, anticipa gli avversari ed è la grande sorpresa per la super edizione 2022-23 del nigeriano. Ma il Toro affilava subito le corna e la reazione era di quelle animalesche, virili. Meret tremava a più riprese, sotto i colpi degli arrembanti granata. Un tentativo di assalto vanificato però con ammirevole freddezza dalla capolista.

Il Torino quando ha attaccato, ha fatto paura ma dietro ballava alla hip pop. e così è arrivato il rigore e Kvara raddoppiato. Il terzo gol è stata una geometria da mostrare in video all’oratorio, se ce ne fosse ancora qualcuno in un angolo di stivale. Triangolazione pitagorica Kvara-Oliveira e ancora la capoccia del bomber nigeriano as infilarla in un pertugio fra palo e gigante. La partita non è stata chiusa, mai lo fu aperta. Napoli schiacciante, i granata più che furiosi tori son parsi agnellini. Annichiliti, sebbene abbiano cercato di onorare la gloriosa baqndiera sino alla fine.

Poker grazie all’ennesima gentil concessione di Kvara che ha permesso a Ndombelè di portare a casa il suo primo gol in serie A.

Il Napoli è l’assolutezza fatta squadra di calcio. Supremazia tecnica e cerebrale. Ne è impressionante la costanza e il livello sempre altissimo di concentrazione. A Torino avanti di tre e quattro gol non si è mai concesso una sbavatura, la minima disattenzione, una palla persa perché appagati. Sempre sul pezzo, in stile maniacale, catechizzati da uno Spalletti che mai in carriera aveva raggiunto tale apice di autostima e padronanza di ogni situazione. Non solo un allenatore di calcio ma un gestore di risorse umane da studiare nei corsi di management e risorse umane.

Quasi ci si stanca a mettere inchiostro su carta con elogi sperticati per una squadra che, forse, mai come nessun altra nella storia del campionato a girone unico ha dominato le rivali dall’alto di un vantaggio da extraterrestri. Già da un po’, il Napoli fa corsa a sè. E’ banale probabilmente paragonare due squadre a distanza di trenta e più anni, ma neppure il Napoli della mitica Magica affossò il torneo forte di tanti punti di vantaggio. Il conto alla rovescia è già partito da diverse settimane per chi ancora non se ne fosse reso conto.

 

 

 

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