Bisio al Bellini: si ride per 90 minuti, anche se non è il Bisio che t’aspetti

90 minuti da “one man show”. Claudio Bisio al Bellini dimostra di essere un animale da palcoscenico. La gente ride alle sue battute. Ed è quello che era lecito attendersi.

“La mia vita raccontata male” in pratica mantiene le sue promesse. Chi va a teatro a vedere uno spettacolo di Claudio Bisio questo si aspetta. Vuole ridere, passare del tempo senza doversi curare di nulla. Missione compiuta. “La mia vita raccontata male” è una falsa biografia dell’attore. Falsa perché lui stesso alla fine spiega che questa non è la sua vita, ma quella dell’autore, Francesco Piccolo. Per altro si tratta di una storia nella quale potrebbero facilmente riconoscersi tutti. A partite dal racconto del rapporto con la prima fidanzatina. Poi alla sbandata per Mara Venier, che non ha mai saputo nulla della cosa, ovviamente.

Battute a volte un po’ scontate, ma è chiaro che non è possibile mai essere del tutto originali quando si fa uno show di 90 minuti. La scelta di Bisio è stata giusta e minimale al tempo stesso. Se pensiamo che in questi giorni c’è all’Augusteo uno spettacolo di Gino Rivieccio, che ha la sua stessa impalcatura, solo che invece di avere 2 musicisti, ha schierato una orchestra di 12 elementi, è facile comprendere il tutto.

Una sola ci ha sorpreso: da un cabarettista come Bisio uno si aspettava magari una maggiore libertà. Invece ha messo in scena uno spettacolo “scritto”, nel quale le improvvisazioni sono state ben poche. Aveva un copione e lo ha rispettato fino alla fine. Ma questo non ha tolto nulla allo spettacolo gradevole. L’unico vero fuori programma, nel quale si è avuta la sensazione che stesse improvvisando, è stato il momento dei saluti. Qui abbiamo visto il Bisio che era lecito attendersi. E qui lo stesso Bisio, che magari sapeva bene che il pubblico si aspettava altro, ha detto: “Voi avete avuto l’impressione che io recitassi un copione scritto. Ma non lo potete sapere con certezza se non venite a rivedere lo spettacolo”…

 

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