Ricomincio dal Temporale e da “L’Evento Smarrito”

Mi capita tante volte di sbagliare giorno, ora, evento. Mi capita quando ho un’idea fissa in una piccola zona della testa, che però si impossessa dell’intero cervello. Mettici i tanti Mi piace e i pigri Mi interessa per le innumerevoli gustose proposte che entrano attraverso i social, e il gioco è fatto. Il cervello si attacca. In pochi secondi posso commettere errori imperdonabili ( tipo lasciare gli occhiali nel frigorifero e non trovarli per giorni ) che mi comportano deltoidi rigidi, lombari arrugginite, ansia che controllo solo a prezzo di grandi sforzi.
Sabato mattina avevo preso il coraggio a due mani per iniziare il lungo cammino che mi porterà ad espletare una importante formalità di natura familiare: una di quelle cose che non ho nessuna voglia di affrontare.
Il temporale che si è scatenato all’improvviso mi ha bagnato dalla testa ai piedi; sono a malapena riuscito a ripararmi e solo il buon senso mi ha suggerito di attendere che la pioggia si placasse. Dopo almeno un’ora ho pensato di soprassedere riguardo la mia commissione e rimandare il mio appuntamento.
La pioggia non dava segnali di prendere soste; ho raggiunto di corsa l’auto già fradicio mentre il temporale incalzava. Al caldo afoso della prima mattina si contrapponeva la pioggia fredda.
Il pensiero della commissione nemmeno avviata, sempre costante.
Entro in auto, e mi avvio verso casa. Sampietrini divelti, tombini saltati, parabrezza a stento puliti dai tergicristallo alla massima velocità; strade come fiumi. perché come sempre le caditoie non sono manutenute e non prendono acqua piovana. Quelle che svolgono il loro compito ingurgitano quantità d’acqua veloce che esubera la capacità di ricezione del condotto fognario, a malapena ancora funzionante ma scarsamente disponibile e pulito per adempiere adeguatamente al probo compito.
A quel punto il pensiero cambia: mio nipote. Mio nipote che mi aspettava, mio nipote cui avevo promesso di dedicargli tempo (e mai, mai, promettere tempo a un ragazzo per poi non mantenere la promessa fatta); mio nipote cui dedicare attenzione per qualche ora nelle nostre attività manuali che a lui tanto piace fare. Mio nipote che, ad inizio di ogni autunno viene invogliato ad organizzare le sue tante attività non senza stress, e attende le ore insieme per fare qualcosa che lo distragga.
Accendo l’auto e a velocità di lumaca – complice la scarsa visibilità e le strade divenute torrenti – mi avvio verso casa, infreddolito. A stento riesco a superare piazza Carlo III, inondata da acqua fino agli scappamenti delle auto; ho dovuto sfrizionare di continuo ( benedetta vecchia auto ancora con cambio manuale ) per far sì che i gas di scarico sputassero fuori dallo scappamento l’acqua piovana ristagnante e quindi riuscire ad evitare che l’auto si spegnesse nel bel mezzo del pantano  … al centro della piazza.
Arrivo a casa; mi asciugo in fretta; organizzo la mattinata con mio nipote; pulisco a fondo e accosto l’armadio alla parete già attintata; nel pomeriggio affronto la seconda parete da dipingere per le vecchie infiltrazioni ancora visibili; lavo a terra; mi preparo per la notte; mi addormento assaporando l’indomani l’evento atteso da giorni a Ricomincio dai Libri: Viola Ardone  incontra i suoi lettori, modera Valeria Parrella, letture dell’autrice di Patrizia De Martino.
Domenica mattina, sveglia alle 6, pulisco e lavo dentro e fuori il famigerato armadio prima che lo sigillassi con teli in plastica; scendo il cane; rilavo a terra; finalmente scendo verso il Centro. Raggiungo l’Archivio Storico del Banco di Napoli…ma avevo capito male. Era l’Archivio di Stato, per fortuna a dieci minuti a piedi. Erano le 12 e la Ardone avrebbe iniziato il suo evento alle 12,30. Ero ancora in tempo.
Sfilo la giacca per il caldo (si, avevo indossato una giacca: speravo pur sempre di incontrare le tre donne); raggiungo via del Grande Archivio e quindi l’Archivio di Stato. Salgo. Sole, folla amabile, le adorate case editrici minori e quelle di cui non ne conoscevo nemmeno il nome. Bambini, giovani, anziani, stranieri; chiostri, sale, affreschi, brusio, emozione: attesa. Cerco la sala, sfoglio finalmente la guida, con attenzione … e l’evento Ardone, moderata dalla Parrella, letta da Patrizia De Martino ….. si era tenuto il giorno prima: sabato 23 settembre.
Che imbecille.
E allora, pazienza. Comunque ero a Ricomincio dai Libri. Giro accorto per gli ambienti dell’ex Convento dei Santi Severino e Sossio; qualche chiacchiera con un paio di editori; sguardi attenti ai partecipanti alla rassegna nelle vesti di convenuti e protagonisti; sguardi divertiti a tutti quelli che in processione frenetica si recavano verso la sala dove avrebbe tenuto il suo incontro Anna Trieste; il Platano; le magnolie del chiostro minore; l’ingresso al Monastero da Porta Carrese ( aperta per l’occasione); i gatti, i famosi gatto dell’Archivio di Stato.
Circa 20.000 visitatori in tre giorni; vetrina per tante case editrici; luogo alternativo di incontro e di pace, di sereno confronto, di sorrisi e di tolleranza. Luogo di formazione e crescita, di curiosità, alternative, studio, tutto racchiuso tra chiostri, platani, magnolie, mura millenarie, squarci di sole indiscreto che attraversava archi e cortili senza chiedere il permesso a nessuno e soprattutto senza infastidire nessuno.
Un luogo dove non c’è il lamento perché tutto è migliorabile ma tollerabile, se ne sussiste la reale volontà.
Ricomincio dai Libri. Un evento dove ci si sente al sicuro. Non ho mai sentito di attentati, stragi o omicidi di camorra in una libreria. E in una libreria trovo sempre persone cortesi fare pacificamente la fila per pagare i libri scelti e magari acquirenti buttare l’occhio sugli acquisti altrui, domandarsene con discrezione il movente e magari chiederlo all’occasionale “antagonista” che rischia di diventare amico in pochi minuti.
Ricomincio dai libri.
Se ci fossero luoghi dai quali ricominciare sarebbe tra le poltrone di un teatro e le pagine di carta di un libro. Non ho dubbi.
E poi a piedi, svicolando attraverso il Centro Storico, tra turisti letteralmente estasiati persino dai muri decadenti di palazzi tutt’altro che belli che noi indigeni definiremmo semplicemente “tenuti male” … e la giornata – malgrado “l’evento smarrito” si aggiusta.
Quello che non si aggiusta è la stazione della metro Garibaldi dove, causa maltempo, ancora oggi quando il temporale è forte assai, ci piove dentro.

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