L’Italia ha un dna democristiano: le urna premiano sempre i più moderati

Pirandello quando ha scritto il suo “Così è se vi pare” deve essersi ispirato alle elezioni politiche. Uno si immagina che al termine c’è chi vince e chi perde. Invece no. Alla fine si scopre che vincono tutti. Ha vinto Forza Italia, che da primo partito nazionale si è ridotta ad essere una forza residuale, in alcuni casi intorno al 3%. Ha vinto il M5S, che a Milano non avrà neanche un consigliere comunale, e che a Napoli è corsa a festeggiare una vittoria che non gli appartiene. Conte a Napoli si sente vincitore così come Pinsoglio può dire di aver vinto una marea di scudetti con la Juve.

Vogliamo continuare? Parla di vittoria Renzi, che ormai col suo partito al momento dei risultati va alla voce “altri”. Ha vinto la Lega, che ha 50 sindaci in più. Peccato solo che la Lega a Milano non va neanche al ballottaggio, a Napoli non è riuscita neanche a fare la lista elettorale. Ovviamente ha vinto FdI, che non ha sfondato da nessuna parte, alla faccia dei sondaggi.

La verità che nessuno sembra avere il coraggio di dire è che gli italiani nel DNA sono democristiani. Premiano sempre il candidato moderato. Berlusconi nel 1994 vinse senza aver un partito perché lui, vecchio socialista, abbracciato dal Pentapartito, era considerato più moderato del comunista Occhetto. Berlusconi è stato battuto solo da Prodi e Renzi (alle Europee), democristiani doc. In Italia gli estremi non vincono mai.

Il linea di principio la maggioranza è di centro-destra. Essere di sinistra fa chic, ma non fa voti. Non l’ha mai fatto. Oggi il PD ha alla guida una faccia rassicurante. Letta basta guardarlo per capire che in estate non usa lo spray insetticida per non far del male alle zanzare. Ha una faccia più democristiana di quella di Andreotti. Se sarà lui a guidare lo schieramento farà strage di Meloni o Salvini che sia.

Due parole sui 5 Stelle. Alle ultime politiche fecero il botto. Voto di protesta. Oggi quella gente che ha votato i 5 Stelle non è andata a votare. E’ bastato vederli governare per capire che costruire sul nulla non ha senso. La pretesa che a fare politica non debbano essere politici di professione è la classica frase populistica che fa presa sugli ingenui. Solo i politici devono essere inesperti. Io non conosco nessun che una volta in Sala Operatoria invita il primario a farsi da parte, per farsi operare dal neo laureato. Ma lasciamo perdere. I 5Stelle hanno una sola speranza, Conte, che ha faccia da DC, rassicurante. Purtroppo Conte di suo non ha nessun voto.

Chi ha vinto le elezioni amministrative? Semplice, chi ha messo il candidato più democristiano. Chi vincerà le prossime politiche quando si voterà? Chi avrà il leader più democristiano. Letta è perfetto, il centro destra ha due nomi spendibili: Taiani e Giorgetti. Ma poiché difficilmente si troverà l’accordo su questi due, vincerà il PD, semmai con dentro il residuo dei 5 Stelle.

C’è una sola incognita: Calenda. Lui è ambidestro, potrebbe tranquillamente scegliere se candidarsi con uno qualsiasi dei due schieramenti. Sarebbe il candidato vincente a mani basse. Ma il PD da sempre soffre della sindrome di Tafazzi, ama farsi del male come nessun altro (basta vedere la guerra fatta a Prodi prima e a Renzi poi). E nel centro destro i due galletti, Salvini e Meloni, non vedono l’ora di mostrare i muscoli, per far vedere chi è più forte tra loro.

Il centro-destra avrebbe un altro nome perfetto, p per meglio dire, avrebbe avuto, Matteo Renzi. Ma Renzi ha dimostrato che tutto sommato ha il dna PD, è il vero Tafazzi della politica italiana.

Attenzione: in questo scritto non ho espresso alcuna opinione personale. Al lettore non frega nulla per chi voto io, ed ha ragione. Non ho detto se penso sia giusto o meno tutto ciò. Ho fatto una fotografia dell’Italia. Tutto qua.

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