Qatar, l’Argentina spicca il volo, il Brasile come una pera cotta. E Diego può sorridere

E’ stata una giornata di emozioni a getto continuo, affastellate le une sulle altre, sconsigliabile agli emotivi ed ai deboli di cuore, questi due ultimi quarti di finale se non hanno regalato sublime spettacolo calcistico sono stati una scarica pazzesca di adrenalina. Sotto le stelle d’Arabia se ne sono viste di tutti i colori. Non è uno dei mondiali più incantevoli questo Qatar 2022, ma i colpi di scena e le sorprese almeno non mancano.

Nel pomeriggio il favoritissimo Brasile è stato ancora una volta silurato ai quarti, l’Argentina degli orfani di Diego, dopo aver subito una rocambolesca rimonta olandese, l’ha spuntata ai rigori. Che invece sono stati fatati alla Selecao. I mesti brasiliani, guidati dal già dimissionario Tite, stanno per imbarcarsi su uno devi voli no stop più lunghi al mondo, Doha-San Paolo e avranno quasi 18 ore di tedioso ed interminabile lasso temporale per girarsi i pollici e meditare sui propri errori. In realtà, a fare flop è stato ancora un volta l’allenatore della Selecao. Non ha convinto la gestione della gara di Tite. Per esempio ha tenuto in panchina Martinelli, attaccante dell’Arsenal, apparso vivacissimo ogniqualvolta chiamato in causa.  anche nel kappao con il Camerun. Inoltre, la scelta di Neymar quinto rigorista farà discutere a lungo. Soprattutto, perché i primi due tiratori sono stati ipnotizzati dal ragno croato: Dominik Livakovic: che la storia conservi a lungo questo nome negli annali delle coppe del mondo. Uno dei migliori specialisti nel neutralizzare i tiri dagli undici metri. Sarà un caso che ormai la Croazia si guadagna le qualificazioni quasi esclusivamente dal dischetto. Ma anche questo è un merito.

La stella di Neymar non è bastata a Tite e compagni, nonostante il ragazzo d’oro abbia segnato una rete epocale, poi i verdeoro come già in passato, si sono rilassati e i croati hanno rimontato, anche grazie a una palla scheggiata. Certo, la qualificazione è stata decisa da due episodi, la deviazione sull’1 a 1 e l’ultimo rigore brasilero stampatosi sul palo. Però la Selecao non ha saputo gestire il vantaggio e magari addormentare la partita. Ancora una volta gli allenatori sudamericani esternano i propri limiti.

Anche l’Argentina ha rischiato di finire affettata da quella vecchia volpe di Van Gaal, che a 71 anni suonati è uno dei più astuti maghi e strateghi del calcio moderno. Un paio di mosse e Scaloni stava per finire nel sacco. L’Argentina ha avuto le stesse mancanze dei cugini brasiliani. In vantaggio hanno abbassato la guardia e i più pratici europei li hanno riacciuffati. Protagonista dell’ultimo quarto di finale ancora una volta un numero uno. Damian Martinez, dipendente Aston Villa, ne ha respinti due e per un argentino è record, visti i suoi predecessori sempre un po’ scombiccherati fra i pali. A trascinare l’albiceleste però è stato anche Messi, finalmente superlativo ed ai suoi livello usuali in una fase finale di un mondiale. Per lui dovrebbe essere l’ultimo, quello della consacrazione. E la pulce è in linea con le rosee attese della vigilia. Sta onorando al meglio quella 10 che pesa come un tram. Lui è stato il migliore contro l’Olanda.

E ora l’Argentina affronterà proprio i super pratici croati. Partirà ancora una volta leggermente favorita ma attenzione perché il tappeto magico della La’eeb potrà inventarsi genialate degne della lampada.

Mentre Pelè lotta per la vita e gli avrà pianto il cuore (ci dispiace per la simpatia che nutriamo verso di lui e la epica Selecao), da lassù El Pibe, che siede alla sinistra del Barba, avrà tirato un sospiro di sollievo per i suoi eredi. Essi possono ambire a un’altra storica finale.

 

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