E il Marocco si fuma pure il Portogallo. Regragui è il nuovo genio della lampada

E’ come una fiaba spuntata dalle pagine di Mille e una Notte. Questo mondiale si gioca in terra araba, nella penisola, ed ogni riferimento alla leggendaria raccolta di racconti non è solo un gioco di fantasia. Stupore puro se si provano a raccontare le mirabilie dello stupefacente Marocco, destinato già ad entrare nella storia dei mondiali come la outsider che ha fatto più strada di tutti i tempi, e come la prima squadra del continente africano ad approdare alle semifinali. Ciò significa che nella peggiore delle ipotesi i terribili magrebini saranno quarti ed entreranno di diritto nella wall of fame delle nazionali piazzate, ovvero quelle dal titolo al quarto posto.

Ndindirindina. Chi avrebbe mai scommesso un penny su cotanta maestà di una squadra certo con ragazzi di belle speranze e qualità. Ma di qui ad ad arrivare lontanissimo, in un’oasi di successi e popolarità mai registrate prima d’ora per una rappresentativa del continente del sud del mondo, ce n’era troppa di strada da fare. Il Marocco l’ha percorsa tutta. A testa altissima. Con orgoglio, caparbietà. Una foga agonistica di raro valore, però ammirevole correttezza in campo. Trame di gioco dal meglio della Premier League. Concentrazione chirurgica in ogni secondo delle sfide vinte, una bella rivalsa verso quelli che dicevano che le squadre africane non sarebbero mai andate oltre un certo limite, perché condannate dai perenni cali di tensione ed applicazione nel corso di una lunga partita. Ed invece. A distrarsi sono stati gli altri e non gli eletti di   Walid Regragui, nominato cittì più che in corso d’opera a pochi mesi dal fischio d’inizio di Qatar 2022, appena ad agosto.

Ultima impresa della serie, la partita che ha eliminato il favoritissimo Portogallo e che ha fatto correre sua Maestà Cristiano Ronaldo negli spogliatoi con le lacrime che gli sgorgavano interminabili, come un fanciullo appena derubato del suo più sogno più grande.

In ordine di tempo, il Marocco aveva esordito con il pari a reti inviolate contro la Croazia. Battuto il Belgio 2 a o, eppoi l’Australia. Vinto il girone, il genio della lampada, ops il gruppo Regragui, ha tirato fuori due colpi sensazionali. Quelli che lo consacrano nell’eternità della storia del calcio. Con indosso le temibilissime maglie rosse hanno spazzato via dal mondiale quelle che un tempo furie rosse lo erano davvero, la Spagna e costretto la federazione a trombare in tronco Luis Enrique. Ai rigori il loro funambolico portiere, Yassine Bounou (gioca nel Siviglia, ndr), si è elevato al grado di nuovo ragno nero. Proprio lui che fa bella mostra di una raggiante chioma corvina. E che era stato insignito dell’ambito premio Zamora come miglior portiere della Liga. Il suo exploit non è casuale. Ma che potesse fermarli tutti quei piedi buoni del Gran Re di Spagna ed indi i raffinatissimi lusitani. Qui sì che siamo nella storia. Epopea pura. Fra 50 anni chissà che non lo ricordino ancora. Nelle storie mondiali questo accade spesso, quasi sempre.

La sorpresa più audace e bella di questo Qatar 2022, competizione poco esaltante per qualità di gioco e spettacolo certo, è senza dubbio questo Marocco che ha preso a sberle in ordine Belgio, Spagna e Portogallo. Prima africana ad aver gettato oltre al cuore il proprio simbolo al di là di quel limite che fino a poche ore fa pareva invalicabile. I quarti di finale ai quali si era fermato, per esempio, il commovente Camerun di Millà ad Italia ’90. I ragazzi di Regragui invece hanno superato il più impossibile esame di sempre. Ed a pieni voti. Il club Ronaldo e C è stato annichilito. Poche in proporzione al blasone degli avversari le palle gol concessegli. E per un pelo non è arrivato nel finale il 2 a 0 per i magrebini. Ora tutta l’Africa ed il mondo islamico, che comincia appunto sulle loro terre in riva all’atlantico e termina in Indonesia quanti chilometri migliaia e migliaia, fanno il tifo per loro.

Il ruggito d’Africa stavolta ha terrorizzato tutte le nobili di un calcio che un tempo era loro esclusivo terreno di conquista.

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