GAZZETTA PRENDE POSIZIONE SUL PRES. AIA: “DIMISSIONI UNICA MOSSA GIUSTA! MA LA FIGC DOV’ERA?”

Di Angelo Tortora

 

Le accuse contenute nell’atto di chiusura indagine sul caso D’Onofrio, prodotte dal procuratore federale Chiné, aprono uno squarcio preoccupante sull’Aia, sulla scelta degli uomini che la compongono, sulla gestione interna di equilibri e regole, scrive Stefano Agresti in un editoriale sulla Gazzetta dello Sport sugli sviluppi del caso D’Onofrio: “Le domande senza risposta sono tante, una su tutte: com’è possibile che il ruolo di procuratore capo dell’Associazione italiana arbitri sia affidato a un uomo condannato in via definitiva a 32 mesi per la detenzione di 44 chili di droga, nominato addirittura mentre sta scontando la pena? Trentalange è responsabile quanto meno di omesso controllo: le dimissioni dalla presidenza dell’Aia – che non darà – sarebbero una mossa opportuna, o forse sono l’unica possibile. Attenzione, però, a non considerarlo il solo colpevole di questa situazione imbarazzante.

Se Trentalange non è stato vigile, chi doveva vigilare su di lui? Va bene che l’Aia ha «autonomia operativa e amministrativa», ma agisce nell’ambito della Federcalcio. E quindi è lecito chiedersi perché la Figc non sia intervenuta prima”.

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