Argentina maravillosa, Napoli esulta. E fra Diego e Messi…

C’è uno spicchio di cuore in ogni tifoso del Napoli che batte forte ogni volta che va in campo l’Albiceleste.  Non tutti lo dicono, perché i fans azzurri più integralisti non vogliono sentir parlare di un confronto fra il grande Diego e Messi. Ma è così. Tormentati taluni addirittura da sentimenti di gelosia verso la “pulce”, quasi temessero che possa insidiare il mito di Diego. Ma con un occhio al cuore e uno alla ragione nessuno dovrebbe più inorridirsi per gli inevitabili, anche se inopportuni, paragoni sul tavolo della storia

La leggenda maradoniana resterà inscalfita nei secoli. Nessuno vuole, e può, competere con lui. Peraltro, Diego voleva molto bene a Messi. Lo ha allenato nel 2010, nella sfortunata spedizione in Sud Africa. Ogni tanto lo bacchettava pure, ma sempre senza un filo di malizia. Lo spronava a far di meglio, soprattutto ad incidere di più dal punto di vista del carattere. Ed era proprio il temperamento di Lionel, sino alla vigilia del viaggio in Qatar, il suo relativamente punto debole. Essì, sul piano della tecnica Messi non ha mai fatto rimpiangere il suo predecessore, ma non ne aveva le doti del trascinatore, nulla in lui che potesse avvicinarsi al temperamento da leader focoso che rese Diego unico ed irripetibile.

Poi in Qatar qualcosa è cambiato. Come ha scritto una celebre giornalista italiana, Leo si è “maradonizzato”, ovvero ha tirato fuori un aspetto del suo ego che sinora ci era sconosciuto. Ha iniziato, un po’ alla Diego, a prender per mano i compagni. Ha spalancato le fauci. Al fischio finale del quarto con l’Olanda, si è sbizzarrito contro Van Gaal e qualche avversario, ha fatto la faccia da duro. Roba da Pibe insomma, che di correttezza e lealtà sportiva ne era un esempio, ma quando tirava fuori gli artigli era un felino.

Per Messi è questo il mondiale della maturità raggiunta. Dopo una serie preoccupante di flop con la maglia della amata, aveva addirittura paventato la terribile idea di non giocar più in nazionale. Una finale mondiale e tre di Coppa America perdute in fila lo avevo disorientato. Roba da lettino psicoanalitico.  Al limite dell’avvilimento. Lui che in Europa faceva faville ed era un patrimonio inestimabile per ogni amante del football, quella volta che doveva onorare il suo paese collezionava una magra dopo l’altra. Fino a qualche settimana fa era così. Poi la momentanea maradonizzazione sta trasformando il principino Messi. in regnante. Per giungere all’apice di questo percorso, per l’incoronazione sarà necessario alzare la coppa senza esclusione di colpi, certo.

Questa Argentina che ha demolito la Croazia ha le carte in regola per vincere. Messi è stato superlativo, Julian Alvarez che ha rimpiazzato un discontinuo Lautaro Martinez è già una certezza. Il suo gol aveva una pennellata della epica cavalcata di Diego contro l’Inghilterra nell’86. La difesa della Seleccion ha tenuto molto bene. Grandi la rabbia e la smania di vincere gettate nella mischia.

Eppoi con Diego che tifa da lassù ogni avversario può essere demolito.

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