La solitudine dei numeri primi. Questo il Napoli

Il Napoli fa un salto in lungo alla Jesse Owens. Salgono a 13 i punti di vantaggio sulla seconda, un Inter incostante con il fiatone grosso e un po’ di bava da fatica. Il Napoli è di un altro pianeta o magari galassia. Una squadra di marziani atterrata in un campionato che mai come quest’anno è incapace di offrire una rivale minimamente concreta, o forse è tutto merito della capolista, di essere una strabiliante opera di ingegneria calcistica.

Mai dopo 20 partite una squadra aveva avuto 13 punti di vantaggio sulla seconda. Un record che si ritrova tutto nella vittoria sofferta, d’anema e core contro una Roma mai doma. Chapeau a Morinho per l’ottima prova di Napoli, ma osanna nei cieli per Spalletti. Che dopo il pareggio della Roma, a dire il vero piuttosto meritato per quanto espresso nel secondo tempo, ha avuto il coraggio e la sicurezza di cambiare i due davanti: dentro Raspadori e Simone. Ed è stato proprio il figlio d’arte, così come al Meazza sul Milan, a regalare con l’ennessimo gol di assoluta, sopraffina classe i tre punti al super Napoli. Se Spalletti nel pregara aveva candidamente ammesso “Che nessuno ha mai vinto uno scudetto a gennaio”, i fatti ahilui sembrano proprio stiano per smentirlo. Il Napoli oggi il tricolore può solo perderlo lui. Nulla altro.

Come detto, la Roma è stata avversaria orgogliosa e di qualità. Carattere e coraggio non sono mancate al gruppo Mou. Gli azzurri in partenza non hanno subito trovato spazi, ma quando ci sono riusciti sono stati micidiali. Possesso palla accademico, ma da quella dei lincei. La qualità del Napoli è emersa sin dalle prime battute. E dire che qualcuno era sull’allerta, perché la squadra non era andata in clausura per preparare la partita. Appuntamento al Maradona senza ritiro, era accaduto solo col Lecce in notturna ed era andata una mezza cosaccia. Ma stavolta una volta in campo si è avvertita subito l’alta concentrazione dei ragazzi di Spaletti. Ritiro o non ritiro l’hanno preparata al top. Testa e piedi sono stati ben sincronizzati.

Vantaggio Napoli: Kvara assist piedi di velluto, a risolvere poi Osimhen piedi di fata, ma forti pure come quelli del pelìde Achille. Il gol del nigeriano è il solito cocktail di ingredienti di primissima classe. Petto, coscia e piedone al volo. Palla dentro. Quest’ultimo uno dei suoi più bei gol in maglia azzurra.

Il primo tempo si è concluso col vantaggio di 1 a 0. La Roma a tratti ci ha provato e Meret messo i guantoni, ma il Napoli per contro ha punzecchiato.

Per la ripresa, il cuore batteva forte in ogni spettatore. Palle gol da una parte e dall’altra. Sino al pareggio di El Shaarawy, doccia fredda per gli azzurri. Ma la rosa del Napoli è un oceano profondo. Dal cilindro Spalletti ha sempre in tiro Simeone, uomo dei gol importanti. Decisivo fu a Milano e hombre del partido lo è stato anche con la Roma: la difera giallorossa si è addormentata per una frazione di secondo e lui ha avuto tempo, piglio e precisione per scodellare un tiro magnifico. Due a uno. Con ghingheri.

Impressionante davvero il finale di gara degli azzurri. Forcing asfissiante, sempre primi su ogni pallone, mai una gamba indietro, accanimento e volontà da eroi mitologici. Questa foga agonistica è anche conseguenza di una condizione fisica smagliante. L’autonomia del Napoli pare non terminare mai. Il ritiro parte seconda, quello in terra turca, sta dando ottimi frutti.

Potrebbe invece quasi virtualmente chiudersi la corsa scudetto già domenica prossima. Il derby fra Milan e Inter se ben sfruttato dagli azzurri a la Spezia sarebbe l’ipoteca. E se non gennaio il mese del quasi scudetto sarebbe febbraio. Gran bel scherzo di Carnevale.

 

 

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