Una buona notizia per gli italiani

Cosa è cambiato?

Nei giorni scorsi ARERA, l’Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente del nostro Paese, ha comunicato che a gennaio il costo della bolletta del gas per una famiglia tipo in regime a maggior tutela è sceso di circa il 34% rispetto al mese di dicembre del 2022 anche se, precisa, questa riduzione non compensa del tutto gli aumenti dell’ultimo anno.

Il risparmio può essere significativo: considerando la famiglia tipo di quattro persone aderente al regime di maggior tutela con un consumo di 1.400 metri cubi di gas, la spesa annua calcolata con il costo di dicembre risulterebbe di 2.113 euro, mentre la spesa calcolata con il costo di gennaio scenderebbe a 1.390 euro circa. Una differenza di oltre 720 euro.

ARERA è un’autorità indipendente italiana che svolge attività di regolazione e controllo nei settori dell’energia elettrica, del gas naturale, dei servizi idrici, del ciclo dei rifiuti e del telecalore. Tra i principali compiti dell’Autorità figurano la determinazione delle tariffe per il mercato tutelato, la promozione della concorrenza e dell’efficienza nei servizi di pubblica utilità e la tutela degli interessi di utenti e consumatori.

Da cosa dipende la riduzione del costo delle bollette?

La riduzione del costo delle bollette dipende dalla diminuzione del prezzo del gas sui mercati internazionali. Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, infatti, il timore di una interruzione delle forniture di gas della Russia all’Europa ha spinto al rialzo le quotazioni. Sul mercato dell’energia di Amsterdam (TTF), il riferimento europeo per lo scambio dei contratti a termine sul gas, il prezzo ha toccato un massimo di 340 euro lo scorso agosto. Nel tentativo di scongiurare una crisi energetica, alcuni paesi europei, tra cui l’Italia, si sono attivati per diversificare le fonti di approvvigionamento, aumentando il flusso di gas proveniente da gasdotti alternativi e l’importazione di gas naturale liquefatto (GNL) via nave. Grazie a questi sforzi e alla riduzione dei consumi, a metà novembre le riserve hanno raggiunto il 95% della capacità massima dei depositi, una percentuale sufficiente per affrontare l’inverno e mettersi al riparo dal rischio di un’interruzione totale delle forniture da parte della Russia. A dicembre la situazione è migliorata ulteriormente: le temperature insolitamente miti per il periodo hanno permesso di ridurre il consumo di energia per il riscaldamento e le scorte di gas si sono mantenute relativamente elevate. Per tutti questi motivi, è molto improbabile che l’Europa si trovi a corto di gas nei prossimi mesi. Da qui il calo significativo della quotazione sul mercato di Amsterdam: il 7 febbraio il prezzo per megawattora era di 55,4 euro, un valore inferiore dell’84% rispetto al picco toccato lo scorso agosto. La riduzione delle quotazioni all’ingrosso del gas e di altri prodotti energetici ha influenzato anche i prezzi dell’energia elettrica: secondo quanto viene riportato da ARERA, il costo per l’energia elettrica per una famiglia con 3kW di potenza impegnata e 2.700 kWh di consumo energetico annuo, sarebbe a gennaio di 0,53 euro per kilowattora, in calo del 19,5% rispetto ai 0,66 euro di fine dicembre. La spesa annua per l’energia elettrica scenderebbe con i prezzi attuali da 1.782 euro a 1.434 euro.

Condizioni economiche di fornitura per una famiglia con 3kW di potenza impegnata e 2.700 kWh di consumo annuo in c€/kWh

Il grafico mostra l’andamento del costo per un kilowattora di energia elettrica dal primo trimestre del 2016 al primo trimestre del 2023. Il costo totale, dopo essere rimasto sostanzialmente stabile fino al primo trimestre 2020 intorno ad un valore di circa 20 centesimi di euro per kilowattora, si è ridotto a circa 16 centesimi di euro nel secondo e terzo trimestre 2020. Ha poi iniziato a crescere, accelerando nel quarto trimestre del 2021 fino al massimo di 66 centesimi di euro nel quarto trimestre 2022, per poi scendere a 53 centesimi nel primo trimestre del 2023.

Fonte: ARERA.

E per il prossimo inverno?

Se da un lato sembra scongiurata una crisi del gas per questo inverno, rimane elevata la preoccupazione per l’inverno prossimo: l’Europa dovrà fare affidamento sull’importazione di grandi quantità di gas naturale liquefatto per ricostituire le scorte e sostituire le forniture russe, che prima dello scoppio della guerra in Ucraina soddisfacevano circa il 40% della domanda di gas europea.

Inoltre, la ripresa dell’economia mondiale e l’allentamento delle restrizioni dovute al COVID che hanno limitato la crescita dell’economia cinese, potrebbero aumentare la domanda internazionale di gas e ridurre la disponibilità sul mercato di gas naturale liquefatto trasportato via mare. Le quotazioni del gas in Europa potrebbero di nuovo aumentare, con effetti a cascata non solo sulla spesa delle famiglie per il gas e l’energia elettrica, ma anche sui prezzi di molti altri beni e servizi e, quindi, sull’inflazione.

Il Gas Naturale Liquefatto (GNL o LNG in inglese) è prevalentemente metano, un gas naturale, che viene riportato allo stato liquido grazie ad un processo chiamato liquefazione: dopo essere stato depurato e disidratato, il GNL viene raffreddato a temperature inferiori a -160°C. Questo processo permette di ridurre il volume del gas di circa 600 volte e rende conveniente il trasporto attraverso grandi navi. Successivamente, per poter essere utilizzato, il GNL deve essere riconvertito allo stato gassoso attraverso un processo di riscaldamento chiamato rigassificazione in particolari impianti industriali, i rigassificatori. I processi di liquefazione e rigassificazione sono onerosi e rendono quindi il GNL più costoso rispetto al gas naturale trasportato con i gasdotti che non richiede alcun trattamento per essere movimentato ed utilizzato.

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