Clitennestra: al Mercadante di scena un dramma di rancore e solitudine, di sangue e vendetta, di passione e dolore

Una tragica storia di rancore e solitudine, di sangue e vendetta, di passione e dolore: le parole sono di Roberto Andò a commento del suo ultimo lavoro, Cletennestra. Una frase piccola, ma che rende l’idea della commedia messa in scena come apertura della stagione del Mercadante, dopo essere andata in scena la scorsa estate a Pompei.

Anche chi non conosce la storia della moglie di Agamennone a leggere queste parole capisce il tenore della commedia tratta dal libro di Colm Tóibín, La casa dei nomi. C’è ovviamente una differenza tra il pubblico di Pompei, e quello del Mercadante. Non fosse altro che per il fatto che a Pompei ci si va per assistere ad uno spettacolo singolo. Al Mercadante ci sono tantissimi abbonati, appassionati di teatro, ma non necessariamente amanti di questo genere di commedia. C’è un sistema infallibile per capire se il lavoro è piaciuto o meno. Non conta tanto l’appaluso finale, quanto l’attenzione che si pone durante la commedia. Al Mercadante, dopo un inizio un po’ così, è regnato un silenzio assordante. Neanche un colpo di tosse. Il pubblico ha assistito in religioso silenzio, segno di attenzione, di interesse per la storia. E qui va fatto un grande applauso a Isabella Ragonese, Clitennestra. In pratica lei regge la scena per tutti i 90 minuti. Gli altri 12 attori hanno un ruolo marginale, la storia è tutta imperniata sul suo “rancore e solitudine, sangue e vendetta, passione e dolore”. Bravissimo anche Roberto Andò, sia come regista che come adattatore della storia.

La storia è nota: Clitennestra uccide il marito dopo reo di aver assassinato la figlia per ingraziarsi gli dei. Poi ognuno può vedere ciò che vuole. Chi resta colpito dalla decisione di Agamennone, che per vincere una guerra non esita a immolare la sua primogenita, amatissima. Chi vede il dolore della mamma, che perde completamente l’uso della ragione e uccide il marito. Il sottoscritto ha visto un riferimento alla religione, ai danni che può portare il fanatismo. E lo stiamo vedendo ai nostri giorni. Gli dei greci sono completamente diversi dal Dio cristiano, che poi è molto simile al Dio ebreo, e a quello musulmano. I Dei greci erano soliti scendere sulla terra, mischiarsi agli uomini, parteggiare per gli uni o per gli altri in caso di guerra. In questa ottica ci sta che un Re, che ha la responsabilità di guidare un esercito, possa decidere di sacrificare il sangue del suo sangue. Il problema però non è mai Dio, ma gli uomini che per interessi propri spingono altri a fare follie. Sarebbe interessante che un lavoro come Clitennestra fosse visto da chi, in nome di Dio, commette omicidi senza senso.

 

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