Napoli: gip, nel Comune di Pozzuoli spaccato di disinvolto malaffare

Di Angelo Tortora

 

Napoli, 15 gen. (LaPresse) – E’ uno “spaccato di disinvolto malaffare radicato intorno al Comune di Pozzuoli” quello che emerge dall’inchiesta della Procura di Napoli su presunti appalti truccati culminata questa mattina nell’esecuzione di 11 misure cautelari. Lo scrive il gip del Tribunale di Napoli Antonio Baldassarre nell’ordinanza con la quale ha disposto la custodia cautelare in carcere nei confronti dell’ex sindaco di Pozzuoli Vincenzo Figliolia, l’ex componente della Direzione nazionale Pd Nicola Oddati e l’ex presidente dell’Enit Giorgio Palmucci. Tra le vicende oggetto dell’inchiesta spicca l’appalto per la concessione del Rione Terra, antica rocca di Pozzuoli che sorge a ridosso del porto e del lungomare, interamente sgombrato a seguito della crisi bradisismica di inizio anni ’70 con acquisizione degli immobili al patrimonio del Demanio, di seguito integralmente restaurati e attualmente disabitati. L’intero complesso e i singoli edifici sono affidati alla gestione del Comune di Pozzuoli. Si tratta, sottolinea il gip, “di un lotto di indiscusso pregio artistico e storico-paesaggistico, che per la sua collocazione molto suggestiva, per la struttura degli edifici e il loro ottimo stato di conservazione attuale, si presta a destinazioni turistiche di pregio, oppure a altri impieghi certamente rilevanti e di prestigio”. Le indagini e le intercettazioni sono scaturite da “un importantissimo rinvenimento” nell’archivio dell’imprenditore Salvatore Musella a seguito di una precedente perquisizione. Fin dalle prime battute dell’indagine è emerso che Musella aveva puntato le sue attenzioni sulla quanto mai rilevante e proficua concessione che il Comune di Pozzuoli doveva di lì a poco bandire e poi aggiudicare per l’assegnazione della gestione del complesso Antica Rocca nel Rione Terra. L’intenzione dell’allora sindaco Vincenzo Figliolia, spiega il gip, era quella di trasformare gli immobili in una struttura ricettiva da realizzarsi nelle forme del cosiddetto albergo diffuso, cioè dislocato in più plessi separati ma tra loro collegati, dove potevano affiancarsi strutture alberghiere e alloggi insieme a attività commerciali, ricreative e di ristorazione anche di lusso, che potevano essere realizzate nelle botteghe e negli altri edifici esistenti. L’intenzione di Musella era quella di aggiudicarsi la concessione “ad ogni costo” e per questo, ricostruisce il gip, “si era adoperato con ogni mezzo per avvicinare i vertici dell’ente locale comunale e assicurarsene in questo modo la collaborazione”. Dalle intercettazioni emergerebbe che Musella aveva interessato di tale suo proposito in primo luogo Nicola Oddati, “esponente politico di consolidata esperienza”, già componente della Direzione nazionale del Partito democratico e all’epoca dei fatti “dirigente della rappresentanza istituzionale della Giunta regionale e dei rapporti con la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e dell’Ufficio comunitario regionale”, incarico, sottolinea il gip, che “non risulta sia stato dismesso o revocato”. Secondo quanto ricostruito dalla Procura di Napoli e condiviso dal gip, grazie all’intermediazione di Oddati e al contatto privilegiato che Musella già vantava con Figliolia si sarebbe creato un “comitato di affari” che si sarebbe “adoperato per organizzare tutte le attività necessarie per far aggiudicare la concessione del Rione Terra”, partendo dall’individuazione dei partner per la presentazione della domanda di partecipazione alla gara, per poi passare all’individuazione dei componenti della commissione di valutazione delle proposte, il tutto compiuto “in una logica assolutamente funzionale a far ottenere la concessione alla cordata creata da Musella e, infine, gestire le procedure di gara, il suo sviluppo e i suoi esiti, il tutto sempre nella medesima logica”.

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