I Tre Interrogatori, tra delitti e castighi
Al Ridotto del Mercadante va in scena una riuscita rappresentazione tratta da Delitto e Castigo: I Tre Interrogatori.
Il Teatro Biondo Palermo produce il nuovo spettacolo di Claudio Collovà che propone un estratto del corposo romanzo di Dostoevskij, autore con il quale tanti registi e attori hanno scelto di misurarsi e nei confronti del quale l’impresa è decisamente sfidante.
Abbiamo assistito ad una morbida e intensa rappresentazione dove ogni parola, ogni sguardo e ogni movimento ha consentito a ciascun spettatore di entrare nella storia.
Gli attori (magistrale la loro prova) non solo agivano, davano la loro battuta o impegnavano la scena con il movimento richiesto ma in più dio un’occasione sembrava attendessero il respiro del collega di palco, ne percepivano il pensiero ancora prima che questi dicesse la propria battuta.
Una sensazione difficile da spiegare che diventa chiara a chi sceglie di occupare il proprio posto in platea.
Uno spettacolo fatto di tempi e di pause, di silenzi e parole, di paure ed accuse.
Tenebrosa la scarna scenografia, perfettamente adeguata al clima di una storia frammentata e intensa. I dialoghi, i movimenti di scena, i costumi, ogni minimo dettaglio èinserito in un contesto talmente coerente e introspettivo da rendere secondario persino la conoscenza della trama.
E’ il viaggio all’interno dei personaggi il vero protagonista dello spettacolo. Entrando all’interno della loro emozione, immedesimandosi nei loro drammi e nella loro vicenda drammaturgica lo spettatore attento ha la possibilità di eseguire un viaggio dentro di sé.
Il tema della giustizia lega i vari momenti della scena.
L’assassino incontra il giudice che ne percorre la colpa, l’orrore, la fragilità, la richiesta di perdono, e in questo cammino contribuisce a definire il proprio concetto di bene e male.
Lo stesso colpevole pone domande al suo giudice; tenta di definire con rabbia fin dove possa estendersi il limite morale della libertà; fin dove l’orrore può osare ambire – senza eccesso – ad un perdono che di fatto non può essere concesso.Sembra quasi come se l’assassino non voglia spogliarsi dei suoi panni di colpevole ma cerchi – attraverso il giudice – di annientare la sua personalità; una sorta di duello nel quale il giudice spinge il suo avversario sull’orlo di un baratro psicologico dove la migliore via d’uscita – se non l’unica percorribile – è rappresentata proprio dal castigo.
Tutto avviene in un’atmosfera che di reale non ha nulla, come non ha nulla di reale la figura di donna che appare eterea e muta in scena, ma sa indossare anche per pochi minuti l’autorità della protagonista.
Gli attori a fine recita sono esausti, tale è l’intensità dello spettacolo che hanno appena terminato di rappresentare.
Appare soddisfatto il regista che viene chiamato a raccogliere il proprio consenso e che ci aspetta – sorridente – all’uscita del teatro che resta tanto caro e adatto a rappresentazioni così intime e intense.
Si replica – fino al 28 gennaio 2024 – ancora al Ridotto del Mercadante.