C’è tempo per morire. Prima baciami

Da adolescente avevo timore a leggere Shakespeare: temevo di non essere in grado di comprendere le storie, le trame, la vita. Questo timore mi ha accompagnato fino a pochi anni fa quando confidai il mio antico timore ad un’amica, una di quelle persone che il teatro lo conoscono bene. Lei mi incoraggiò a leggere senza timore le opere del Grande Bardo, liquidandomi in due parole, nel distacco di un messaggio Messenger di tarda sera …”tanto – in fondo – sono storie d’amore”.
Mai incitamento lapidario fu più utile a sbloccare le mie paure e da allora cominciai a leggere e a seguire ogni messinscena in qualsiasi teatro possibile e qualsiasi fosse la compagnia e l’allestimento disponibile nei teatri di città.
Sabato 2 marzo 2024 è stata la volta di Antonio e Cleopatra al Bellini, occasione ghiotta e imperdibile di entrare in contatto con un dramma del quale non conoscevo nulla, o forse – se non per grandi linee – le vicende di una relazione burrascosa; la storia di una donna innamorata, di un uomo controverso e combattuto che ha scavalcato i millenni e che – a ben ragione – trova in una strepitosa compagnia il veicolo per raccontare ad una platea gremita ed emozionata il loro amore, vestito dalle loro culture e stili di vita. Così distanti, così diversi.
Limitarsi a definire sontuosa la prestazione di Anna Della Rosa – Cleopatra – e di Valter Menosti – Antonio – non renderebbe giustizia alla nutrita lista di attori che fornisce lustro al paziente e preciso lavoro di regia, luci, musica, scene e costumi. Vigore nelle voci, nel ritmo; sofisticati costumi, coerenti al tono di ciascun personaggio; luci intelligenti nella loro semplice essenza; musica – all’occorrenza – dal vivo di una chitarra elettrica dominata da un distorsore; scene dalle linee semplici e possenti; costumi eleganti e definiti fino a sfociare nel sontuoso cambio di abiti e colori della Regina di tutti i tempi.
Fin dall’incipit ci appare chiaro il piglio vigoroso che lo spettacolo si appresta a mostrare.
A sipario aperto la scenografia riesce in un soffio di fiato e con pochi elementi essenziali e calzanti, a riportare la grandiosità dei luoghi teatro della storia, sia in Egitto che nella Roma Imperiale del 41 ac, in cui si alternano i personaggi in un movimento di ingressi e uscite di scena precisi e coordinati, come nel meccanismo silenzioso di un orologio di gran pregio. L’utilizzo di astuti quanto efficaci espedienti di scena alimenta il furore del ritmo nel quale il testo abilmente recitato e mandato in ogni angolo del Bellini trasforma i protagonisti in giganti, invincibili, eterni, ben oltre le loro gesta.
Il grande palcoscenico sembra ristretto, a stento in grado di contenere tanta esuberanza e stile, nelle scenografie, nei costumi, nei personaggi principali e nei comprimari tra i quali spicca nella sua rappresentazione quasi onirica un amletico Eros, anima presente e palpabile che contribuisce ai ragionamenti intimi di Antonio e Cleopatra, quasi fosse un loro secondo sé.
Neppure il palpitante alternarsi di luoghi, personaggi, strutture mobili e abiti riesce a distrarre l’attento spettatore dal filo rosso che lega tutti gli attori per l’intera durata di uno spettacolo che non prevede intervallo. La Regina Cleopatra non esita a mostrare – nell’interpretazione di Anna Della Rosa – la donna che alberga al suo interno; e in essa mostra tutte le donne del mondo, i loro multiformi caratteri, riportandoci agli occhi piccoli momenti delle donne che abbiamo intorno: amiche, mogli, compagne, figlie, sorelle, madri. Una zingara, con cui si avverte un senso di familiarità; una sovrana che sul trono veste i panni di Iside, in grado di cambiare pelle a seconda dell’epoca che la racconta. Ugualmente si dica per Antonio – un instancabile e incalzante Valter Menosti – possente e autoritario, sempre presente e convinto delle proprie azioni salvo capitolare in men che non si dica dinanzi alle fragilità della donna amata che lo vorrebbe tutto per sé.
A fine spettacolo il successo è assoluto. Ogni attore riceve la sua parte di applausi in un crescendo che diventa tripudio per Valter e per la grande Anna, perno solido, anima pulsante della storia, presenza scenica assoluta e indispenabile anche quando è fuori dall’azione e nascosta dalla vista del pubblico.
Valter definisce – a buona ragione – Antonio e Cleopatra “inimitabili e impareggiabili, che nemmeno la morte li può contenere”.
Coerente quanto mai la battuta che Valter stesso – nel suo adattamento – affida ad Antonio da sussurrare a Clopatra: “C’è tempo per morire. Prima baciami”, come se il tempo e la morte non avessero alcun senso ne’ significato per loro due.
E per Antonio e Cleopatra, la morte non esiste.
Lo spettacolo va avanti fino al 10 marzo.

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