Gloria: e la stagione di Pompei parte col piede giusto

Parte col piede giusto la stagione del Teatro Grande di Pompei. Lo spettacolo Gloria ha incontrato il favore del pubblico che alla fine ha applaudito a scena aperta i 15 ballerini impegnati sul palco bimillenario.

La gioia di danzare. Ruota intorno a questo concetto semplice lo spettacolo “Gloria”, di scena al Teatro Grande di Pompei ieri, e in replica anche nella serata di oggi. Quindici giovani a cui per un motivo o per un altro erano stato sconsigliato di fare i ballerini professionisti, Quindici giovani che invece con ostinazione hanno continuato il loro sogno, e che alla fine hanno avuto la soddisfazione di vedere il sogno di una vita diventare realtà.

Questo il fil rouge di uno spettacolo di danza moderno figlio di due anni di covid, uno spettacolo che come ha avvisato Josè Montalvo, che dello spettacolo è stato ideatore, coreografo, scenografo, ed anche curatore dei video che l’hanno accompagnato. Uno spettacolo che in questi due anni è stato cambiato decine di volte, e che inevitabilmente ha finito con l’essere molto diverso dall’idea originale. Spettacolo moderno, coraggioso. Un grande coraggio anche portalo a Pompei, in un luogo sacro per il teatro, che inevitabilmente si è portati a creare palcoscenico perfetto per una rappresentazione classica.

Uno spettacolo che non lascia indifferenti. Può piacere o no, ma che si lascia guardare. Il tempo passa via veloce. Un’ora e mezza volata via senza che nessuno o quasi se ne rendesse conto. Il che è un buon segno.

Inevitabilmente non è una rappresentazione legata. Musiche di generi diversi, ma era una cosa dovuta. C’è da dire che tutti i ballerini indistintamente hanno dimostrato doti straordinarie. Soprattutto dal punto di vista fisico.

Sicuramente gradevole alla vista, anche se decontestualizzato rispetto al resto dello spettacolo, il balletto a seno scoperto di 5 ballerine.

Un piccolo rilievo. Nessuno dei ballerini era italiano, ed inevitabilmente parlavano ciascuno la propria lingua madre. Giustamente si è pensato di dare la traduzione simultanea di quello che dicevano. Il problema è che le scritte apparivano sulla parte alta del mega schermo alle spalle del palco. Per leggere e capire quello che si diceva lo spettatore era obbligato ad alzare lo sguardo, perdendo di vista chi continuava a ballare sul palco.

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