La tragedia di un Re che non sapeva di essere Re

Ci sono opere che scavalcano i secoli e teatri che accolgono senza timore chiunque si cimenti in testi che hanno caratterizzato le epoche e le stagioni attraversate dall’uomo.
Riccardo III, la più sanguinaria delle tragedie di Shakespeare, torna in un interessante adattamento alla Sala Assoli, teatro dove sono di casa allestimenti essenziali, su un palcoscenico scuro, ma che consente a registi e attori di colorare a proprio modo qualsivoglia testo, dai classici ai contemporanei.
La Compagnia Falsepartenze Teatro ha portato, nel più esclusivo teatro dei Quartieri Spagnoli, “La tragedia di Riccardo III o della morte e altri inganni”, in una riscrittura dei giovani ma bravissimi Gianluca Bonagura ed Elvira Buonocore. In scena uno strepitoso Edoardo Sorgente.
Il palcoscenico è dominato da una macchina teatrale originale ed intrigante attraverso la quale l’unico attore in scena racconta – nel corso dell’intera recita (circa sessanta minuti) – l’attimo in cui il Re Riccardo III ha la possibilità di rivivere la sua vita.
Il tempo si dilata e si congela, allo stesso tempo.
Simboli ed oggetti in scena rappresentano altri personaggi ma – più di ogni altro – contribuiscono ad esprimere l’ossessione del Re nei confronti del tempo, di quel poco tempo che gli è rimasto da vivere e che rappresenta l’ostacolo alla sua insaziabile sete di potere e di possesso: il Tempo, concreto limite, avversario reale degli ultimi istanti di vita che lui stesso sente di avere ancora da vivere.
E’ lui, il Tempo – insieme alla figura del Re – il vero protagonista di questo adattamento.
Il ritmo del monologo è serrato, come se al “chi è di scena” fosse partito un timer e ogni minuto, ogni secondo a disposizione fosse essenziale per raccontare tutti gli orrori e i viaggi interiori di Riccardo III. A tratti veloce e frenetico; a tratti intenso, pirotecnico, furibondo e intimistico, il tempo – controllato con mestiere da Edoardo Sorgente – riporta in perfetto unisono il testo e i tagli di luce opportuni con le impreviste ed efficaci trovate sceniche.
Edoardo rompe più di una volta la quarta parete. Si avvicina al pubblico che ha modo di constatare da vicino l’impegno anche fisico della sua recita; guarda negli occhi uno ad uno ogni spettatore; ne magnetizza l’attenzione per condurlo dove lui desidera, modulando attenzione e tensione come regolasse la sintonia ad una vecchia radio a transistor.
Tutto esprime con grande efficacia e sintesi il lavoro eseguito sul testo e sul personaggio.
Le scelte drammaturgiche e sceniche confluiscono in una schizofrenia nemmeno tanto nascosta anzi, appare una precisa scelta che si dimostra pertinente e gentilmente funzionale alla prova attoriale del giovane interprete. Edoardo ha la possibilità di spingere sul suo diaframma e, attraverso la modulazione della sua voce, riesce condurre lo spettatore nei perversi meccanismi mentali del Re Riccardo con autorità e dolcezza, in una dimensione a metà strada tra il reale e l’onirico, tra la follia e la realtà.
Lo spettacolo – che vide il suo esordio al CTF del 2023 – è il primo di una trilogia: Trilogia degli scherzi infiniti, dedicata alle opere di Shakespeare.
Attendiamo le prossime; attendiamo di rivedere nuove regie genuine e intense come questa; attendiamo di rivedere in scena attori di talento, registi e scenografi, tutti protesi nella loro crescita artistica.
Attendiamo di misurarci – da spettatori appassionati – con le loro sfide e trovarci, al traguardo delle loro partenze e di portarci sulle spalle l’essenza dei personaggi di cui ascolteremo le storie.
Come Riccardo, Re, che cerca quel riconoscimento e l’amore che la Corona vorrebbe racchiudere nel suo simbolo e che, per perseguire i quali, ricorre ad atti contrari all’etica umana come tradimenti e omicidi.
Una storia più contemporanea di quanto non sembri. Un’ambizione vicina alle nostre ambizioni: l’ansia e la ricerca di assicurarsi un ruolo e un sentimento di cui il Re stesso sa di non essere nelle condizioni di ricevere se non attraverso la forza e il potere.
“Corri Riccardo, nessuno può capire che non eri il Re”

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