La Regione taglia i contributi per il Teatro Nazionale: per il momento salta la stagione di Pompei

Senza denari non si cantano messe. O, se volete, senza denari non si fa teatro. Nelle ultime ore la Regione Campania ha chiuso i rubinetti al Teatro Nazionale. Due milioni tagliati, erano soldi dei POC, fondi della Comunità Europea destinati alla cultura. La mannaia è arrivata improvvisa via telefono. Stamattina era in programma la conferenza stampa di presentazione della stagione di Pompei. La festa in un attimo è stata trasformata in un funerale. Chi aspettava la presentazione del cartellone, i tradizionali 4 spettacoli tra giugno e luglio nell’anfiteatro pompeiano, ha saputo dalla voce del direttore artistico Roberto Andò che la manifestazione è sospesa.

“Eravamo indecisi se annullare la conferenza stampa di presentazione della manifestazione di Pompei. In effetti al momento non abbiamo nulla da annunciare. Ma alla fine abbiamo deciso di mantenere l’appuntamento coi giornalisti per dare la triste notizia”.

Testi e musica del direttore Andò. Che ha spiegato che era stato il capo gabinetto del presidente De Luca ad annunciare il taglio. Senza dare spiegazioni di sorta.

La decisione del direttore artistico del Teatro di Napoli, Teatro Nazionale, è stata quindi inevitabile. “Al momento, in attesa di capire se c’è la possibilità di recuperare i soldi in qualche modo, siamo costretti a sospendere Pompei. Sperando che sia solo una sospensione, e non un taglio definitivo”.

Pompei costa, più o meno, 700 mila euro. La preoccupazione non è tanto per la stagione estiva, ma per tutta la gestione del Teatro Nazionale. Quello di Napoli è l’unico teatro nazionale dell’Italia meridionale. Per mantenere la qualifica bisogna rispettare determinati parametri, numero di spettacoli, qualità degli stessi, biglietti venduti. Sono parametri fissi, non c’è alcuna possibilità di intervenire sui questi numeri. La preoccupazione della direzione è di mettere in sicurezza questi numeri. Tradotto in soldoni bisogna risparmiare 2 milioni di euro. I 700 mila euro di Pompei rappresentano, in apparenza, il taglio più semplice. Poi bisognerà trovare il resto dei soldi. Il che significa che se per assurdo in questi giorni venissero trovati i 700mila euro occorrenti per Pompei la manifestazione non si terrebbe lo stesso. Perché verrebbero dirottati per coprire gli altri costi.

E’ antipatico parlare di soldi quando di mezzo c’è la cultura. Per altro, in un momento delicato, in cui si tagliano anche fondi per la sanità, sarebbe anche un messaggio difficile da far capire alla gente. Il punto, per tutta evidenza non è questo. Per altro per tutta evidenza è chiaro che dietro una commedia non c’è solo l’attore famoso che guadagna tanto. Ci sono tanti che lavorano nell’ombra, e che da questo lavoro traggono i soldi per campare. E’ antipatico parlare di soldi, ma è quasi inevitabile. La scelta della regione è stata senza dubbio una scelta politica. Non essendo stata giustificata, o quanto meno non essendo stato detto in conferenza stampa il motivo del taglio, o per meglio dire della mutilazione, non possiamo entrare nel merito.

La sensazione è che la partita non sia chiusa. Anche perché Pompei è sempre Pompei. Come ha specificato anche il direttore Andò la scelta di sospendere Pompei non è stata della Regione, che ha solo tolto i soldi, ma della direzione del Teatro di Napoli, Teatro Nazionale. A pensare male si fa peccato, ma spesso si indovina. La manifestazione pompeiana negli ultimi anni è diventata di fama internazionale. E’ chiaro che adesso se ne parlerà in tutte le stanze competenti. Se la decisione, con tutto il rispetto, fosse stata quella di sospendere la programmazione del Ridotto del Mercadante la notizia non avrebbe interessato nessuno. In questa ottica anche la tempistica perde la sua valenza. Ci si è lamentati per il fatto che senza alcun preavviso il taglio, la mutilazione, è arrivato poche ore prima della presentazione di Pompei. Ma non essendo quei soldi in nessun modo riservati alla manifestazione nell’anfiteatro pompeiano, non esiste alcun legame pratico.

Andò ed il consiglio di amministrazione della Fondazione, hanno giustamente dal loro punto di vista, giocato la carta Pompei per muovere le acque. I fondi, i 2 milioni tagliati, non arriveranno certamente dal POC della Comunità Europea. Ma Regione, Città di Napoli, Area Metropolitana, Ministero della Cultura, magari qualcosa troveranno per compensare la mutilazione.

Quello che a prescindere suona strano è che mentre di dice giustamente di voler puntare sulla cultura, che è un volano per il turismo, i tagli arrivino in questo settore. Ma questo è un altro discorso. Per altro non sapendo a chi i fondi solitamente destinati al Teatro di Napoli sono andati non è possibile fare altro tipo di valutazioni.

 

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